- Donatori in calo, e così nelle urgenze
si fa strada la
"chirurgia senza sangue" -
Nel numero di
Giugno 2012 della rivista medica DOCTOR - Aggiornamento e formazione per il medico,
appare un redazionale di Fabio Fioravanti dal titolo << Donatori in calo, e così nelle urgenze si fa
strada la "chirurgia senza sangue" >> L'uso
di colle nelle rotture della milza e l' "impacchettamento" del fegato in caso
di emorragie consentono di ristabilire l'equilibrio emodinamico senza uso di
trasfusioni: anche in Italia ormai in un caso su dieci si eseguono interventi
con tecniche bloodless.
Tutto
questo potrebbe far pensare che ormai le donazioni di sangue siano obsolete,
non servano più. E' vero il contrario, ma la scarsità delle scorte (i donatori
diminuiscono del 6 per cento l'anno a fronte di una crescita del 3,5 per cento
nella richiesta), il rischio di infezioni e il costo hanno fatto si che
venissero sviluppate strategie di "buon uso del sangue".
La "chirurgia senza sangue" si avvale di tecniche diverse, volte a
ridurre il più possibile la perdita di sangue durante gli interventi e a
contenere anche le perdite legate a grandi eventi traumatici.
Il professor Piero Chirletti, Ordinario di Chirurgia Generale alla
Sapienza Università di Roma e Presidente SICUT spiega che: " In chirurgia
d'urgenza l'approccio è sempre più conservativo: «prima anche la più piccola
lesione della milza portava all'asportazione dell'organo, ma l'uso delle colle
ha ridotto questo evento del 95 per cento migliorando la qualità di vita dei pazienti».
Altre tecniche, che vanno dall'uso di bisturi a ultrasuoni e ad Argon,
sino all'utilizzo di dispositivi medici, matrici emostatiche, adesivi tissutali
a base di collageno,colle di fibrina e sigillanti biocompatibili vanno nella
direzione del risparmio di sangue e della riduzione del rischio comunque
associato alla trasfusione di sangue.
«Gli interventi eseguiti
con le tecniche "bloodless" - spiega ancora Chirletti - costano il 25 per cento
in meno rispetto a quelli eseguiti con le tecniche tradizionali. Inoltre, si
riduce di circa il 50 per cento il tempo di recupero del paziente e il periodo
di degenza in ospedale». Importanti i riscontri anche sul versante del
risparmio di sangue per le emotrasfusioni.
In attesa di conoscere
gli sviluppi di queste nuove tecniche, delle quali peraltro auguriamo la
effettiva fase di standarizzazione, continuiamo a fare proseliti perché, oltre
a necessità acute di sangue (come per interventi e/o trattamenti di esiti
traumatici maggiori), restano sempre quelle persone che necessitano quasi
quotidianamente di emotrasfusioni (come ad esempio i soggetti affetti da
leucemia) per i quali nessuna riduzione di sanguinamento e/o uso di colle oggi
riescono a tenerli in vita.
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